Il diffondersi ed il protrarsi del COVID – 19 ha avuto un’influenza importante anche sul mercato immobiliare di tipo residenziale, in modo particolare sul segmento del mercato degli affitti. A tal proposito, l’analisi portata avanti dal Centro Studi di Abitare Co., ed elaborata dagli esperti di Compendium Value, si e’ basata su un sondaggio all’interno dei mercati immobiliari di 5 delle più grandi ed apprezzate città d’Europa (Milano, Berlino, Barcellona, Londra e Parigi), studiandone i canoni di affitto. Lo studio ha coinvolto queste cinque realtà, perché considerate, negli ultimi anni, i centri in grado di attirare maggiormente le attenzioni degli gli investitori pubblici e privati. Attraverso un confronto tra i canoni corrisposti alla fine del 2019 con quelli pagati alla fine dell’anno successivo a Milano, Berlino, Barcellona, Londra e Parigi, l’analisi effettuata da Compendium Value Limited, ha messo in luce che solo Berlino ha conservato un trend positivo, seppur appena accennato. Infatti, nel capoluogo tedesco, si è registrato un incremento medio dell’1,2% e un affitto di 138 euro al metro quadrato all’anno. Le altre città, invece, hanno fatto rilevare una tendenza al ribasso. La città che ha avuto la peggio è stata Barcellona, che ha evidenziato un decremento del -8,7% e un canone medio all’anno di 177 euro al metro quadrato; al secondo posto, Milano con un -4,5% e un canone medio di 221 euro metro quadrato per anno. Londra, con una decrescita del -3,7%, e Parigi, con una decrescita del -2,6%, sono le città che hanno i prezzi più alti, il cui canone medio per anno è pari, rispettivamente, a 310 euro al metro quadrato e a 409 euro al metro quadrato. Al fine di comprendere al meglio la situazione studiata in quest’analisi, è sufficiente effettuare un paragone con quanto accadeva prima dell’emergenza sanitaria. Infatti, nelle 5 città europee al centro di questo studio, nella fase pre – COVID, il settore dell’immobiliare era vivo ed attivo, grazie alla crescita dei canoni di affitto dei più dell’8% rispetto all’anno prima. Scendendo nei particolari delle singole realtà, gli affitti a Milano avevano conosciuto un incremento dell’11,4%, a Parigi del +8,9%, a Londra del +5,4%, a Barcellona del +9,8% e a Berlino del +6,3%. A tal proposito, Alessandro Ghisolfi, Responsabile del Centro Studi di Abitare Co., ha affermato: “I lockdown applicati, anche con criteri disomogenei, nei vari Paesi della Ue, hanno influito negativamente sui mercati immobiliari locali facendo di fatto crollare la domanda degli affitti, soprattutto estera, che si basava molto su lavoro e turismo”. Evidenziando come il decremento più importante abbia riguardato il comparto degli affitti a breve termine, Ghisolfi ha puntualizzato che le cause di questo trend sono principalmente da rintracciare nella “fuga degli studenti universitari tornati nelle loro città di residenza” e nell’“interruzione dei trasferimenti lavorativi di manager e professionisti, sostituiti dalle attività in smart working”. Pertanto, ha continuato Ghisolfi, “oltre ai fattori innescati dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni e chiusure imposte dai governi locali, si è acuito nell’investitore il timore di doversi rapportare con un inquilino meno solido finanziariamente e dalle capacità ridotte nel poter o meno sostenere il costo dell’affitto della propria abitazione”. Analizzando, invece, la questione – affitti città per città, emergono trend diversi e situazioni differenti tra il periodo pre e post – COVID. Per quanto riguarda Berlino, l’analisi degli affitti 2020 va studiata facendo una differenza tra immobili nuovi e vecchi. La motivazione profonda va ricercata nel “Mietendeckel”, il cosiddetto “limite di affitto”, valido per le abitazioni edificate in un periodo precedente al 2014. Queste abitazioni, infatti, non possono più subire un incremento nella tariffa del canone di affitto. Nel primo caso gli affitti hanno fatto registrare un incremento del 6,6%, nel secondo caso, invece, un decremento medio del -5,2%.